Bansky è senza dubbio uno degli artisti contemporanei più in vista, soprattutto agli occhi degli amanti della street art. Bansky è uno dalle mille idee e vuole esprimerle anche e soprattutto se vanno controcorrente rispetto al pensare comune.
Le sue opere sono caratterizzate da una profonda vena satirica che trova spesso espressione in argomenti di attualità e politica o in dibattiti etici e culturali. Basti solo pensare all’ultimo caso che riguarda Venezia. Come scrive fanpage.it “la foto del murales chiamato Bambino profugo nel vento, sommerso dall’acqua alta a Venezia è stata postata sul profilo Instagram del misterioso artista da strada”.
Vista la sua rilevanza nel panorama artistico contemporaneo, vorremmo imparare a conoscere un po’ meglio questo grande maestro sicuramente non presente sui libri di scuola. Ecco quindi qualche informazione sul suo conto.
Chi è Bansky?
Quella di Bansky è una firma misteriosa, lo accennavamo già poco fa. Nessuno sa realmente chi egli sia, nessuno sa mai dove apparirà la sua prossima opera d’arte o se prima o poi riuscirà a vederlo all’opera. Del resto l’artista ha più volte lasciato intendere di voler conservare l’anonimato. Non è un caso che abbia deciso di lavorare principalmente mediante stencil ed in contesti underground. Pur scegliendo insomma di dipingere dei murales in zone di passaggio, utilizza una tecnica rapida che gli consente di agire velocemente e di non essere interrotto da curiosi o peggio dalla polizia. Tra l’altro il tipo di circuito utilizzato lo allontana dal mondo istituzionale dell’arte, ma lo fa conoscere ed apprezzare dalle masse. Chiaro è che tutto ciò contribuisce a creare una sorta di mito, ad acuire il fascino di un artista ribelle e fuori dagli schemi.
Ad oggi di lui sappiamo soltanto che da giovane faceva parte di una gang con i cui membri ha comunque mantenuto ottimi rapporti. Il suo debutto, a quanto pare, risale al 1999, epoca in cui era solito firmarsi come Robin Banks. Sin da subito l’artista ha voluto esprimersi in merito alle vicende politiche e culturali che all’epoca interessavano la sua Bristol. Sappiamo inoltre che il suo ispiratore è un altro writer, Blek Le Rat, e che l’artista è anche uno scultore sopra le righe.
Il mistero circa la sua identità non ha mancato di incuriosire ed intrigare i più per ragioni alquanto diverse. Pare che persino i migliori criminologi londinesi abbiano provato ad associare un’identità allo pseudonimo di Bansky giungendo alla conclusione che egli sia in realtà Robin Gunningham. In questa pagina https://www.deodato.com/deodato_arte_italy/artisti/banksy.html, dove è possibile acquistare le sue opere per arredare la vostra casa, potrete leggere un interessante paragrafo sulle possibili identità associate a Bansky.
Qualche aneddoto
Le opere di Bansky hanno spesso messo in crisi i poteri istituzionali. Da una parte sanno tutti di avere a che fare con un’artista, dall’altro il tono ironico e polemico di molte opere non rende certo una buona pubblicità a determinate cariche istituzionali che non sanno mai se rimuovere i murales o lasciar correre.
Nel 2013, recatosi a New York, Bansky ha venduto alcune delle sue preziose opere a 60 dollari l’una. Ha così scelto a suo modo di deridere il mondo dei mercanti d’arte e di dire la sua in maniera abbastanza incisiva sulla scelta di un certo numero di artisti di svilire le loro opere. Passiamo ad altro.
Bansky venne invitato ad uno show televisivo londinese e, sorpresa, lo staff ricevette la comunicazione che l’artista aveva accettato di presenziare in TV. Peccato però che al suo posto si presentò un barbone il quale aveva ricevuto in regalo dal writer il suo pass per accedere alle quinte dello studio televisivo.
Pare che Bansky ami deridere soprattutto i vigilantes addetti alla videosorveglianza dei muri civici. Non è raro quindi che, in barba alle loro potenti telecamere, decida di dipingere velocemente dei murales proprio da quelle parti accusando i vigilantes di dedicarsi più alla visione di donnine in topless che alla loro missione.
Bansky Shop
Banksy non smette di suscitare clamore con le sue scelte fuori dalle righe. Come riporta questo articolo www.ilpost.it/2019/10/01/banksy-negozio-londra “Bansky ha aperto una specie di negozio a Londra (il Gross Domestic Product) non aperto al pubblico e per sole due settimane. Sarà possibile acquistare gli oggetti esposti in vetrina solo online.”
I prodotti in vendita vengono spesso realizzati sfruttando materie prime riciclate, sono firmati dall’artista e sono tutti dominati dall’ideale del divertimento istruttivo. Ironicamente lo stesso Bansky, che per il suo store ha scelto un nome che in italiano suonerebbe un po’ come “Disgustoso prodotto domestico” o al massimo come “Prodotto interno lordo”, avvisa comunque gli utenti che una volta recapitato a casa quanto acquistato potrebbe deluderli.
Ora, dato che per accedere al sito e tentare di comprare un’opera è necessario sottoporsi ad una specie di concorso e che le famose creazioni vendute in strada a New York a pochi dollari l’indomani (grazie ad un video di Bansky postato su Youtube) hanno acquisito il valore di 200 mila dollari l’una, traete voi le vostre conclusioni: vale la pena rischiare?